venerdì 28 novembre 2014

L'angolo del biologo: IL CEFALO

Tranquilli, non siamo scomparsi.
Eravamo solo occupati a non fare nulla.
Mi pare doveroso, per i nostri numerosi lettori, giustificare l'assenza di ognuno di noi.

Antonio: non si vede dall'ultimo report sulla pesca all'inglese. Fonti anonime ci raccontano di averlo visto alle pendici dell'Etna, nei pressi di una cascina, mentre raccoglieva e accumulava le carogne dei gatti investiti dai fuoristrada per far proliferare l'amato bigattino, di cui presto creerà un allevamento. La crisi si sente anche per lui...
Vincenzo: era troppo impegnato a pescare i cefali a strappo in foce per dedicarci la sua attenzione. Nel tempo libero si è allenato per l'annuale gara di rutti del paese.
Emanuele: è riuscito a scaricare una copia pirata di Football Manager, vede la luce del giorno solo quando il gatto gli spinge la porta della stanza per pisciargli sul letto.
Giancarlo: è riuscito, dopo tre estenuanti settimane, a togliersi quel pezzo di origano dai denti e quella pallina di lana dall'ombelico.
Andrea: è l'unico che si è dato da fare. L' attenzione con cui si è dedicato all'etologia dei cefali, nonché all'annosa questione della loro classificazione scientifica, lo ha portato a fare delle ricerche in rete sull'argomento. Dopo essersi accorto che Wikipedia è meno affidabile di Robinho sotto porta, ha deciso di porre il problema agli illustri professori di Harvard e Yale, che però non lo hanno degnato di risposta; il "sistema" non vuole che si venga a sapere come cazzo si classificano i cefali. Ma il nostro eroe è più forte di tutto e tutti, e ben sapendo di rischiare la propria vita, ha deciso comunque di portare il sacro fuoco della conoscenza alla vostra attenzione. Eccolo qua.


Questo articolo è dedicato a coloro che fanno della pesca non solo uno sport rilassante e appassionante (per lo meno quando non ci scappano bestemmie per la mancata cattura di qualche preda ), ma anche una scusa per approfondire alcune curiosità interessanti riguardo le specie ittiche del Mediterraneo, che si possono insidiare con le varie tecniche di pesca trattate in questo blog. Dato che Giancarlo ed Antonio hanno dedicato buona parte del loro tempo parlandoci delle esperienze sulla cattura dei cefali e nel bruciare vestiti dopo aver amalgamato sarda per ore, colgo l’occasione per descrivere qualche aspetto biologico su questi animali. Naturalmente non parlerò di tutte le specie di cefali che popolano i nostri mari, anche perché non ne usciamo più, ma mi soffermerò soltanto a descrivere le due specie più diffuse nel Mediterraneo e alcune tra le più importanti caratteristiche: Mugil cephalus o “muletto” e Liza aurata, conosciuta dai pescatori anche come “cefalo dorato o pinne gialle”.
È giusto anticipare che col nome Cefalo comunemente si intende un insieme di specie appartenenti alla famiglia Mugilidae. La zoologia le classifica e le nomina prendendo in considerazione differenze morfologiche e biochimiche (come la forma e il numero di cromosomi) tra le specie di cefali che popolano i mari e gli oceani. 

Mugil cephalus

 Mugil cephalus è il nome scientifico appioppato a quello che si può definire come il “cefalo” o “muggine” vero e proprio, quello  più comune nei nostri mari e di cui fa parte, come variante, anche il famoso cefalo che vive in acque meno limpide e pulite, presenti specialmente nei porti. Qualsiasi uomo, donna o bambino che abbia almeno una volta imbracciato una canna da pesca e buttato a mollo un amo attaccato a questa con una lenza l’ha sempre catturato, tranne naturalmente il sottoscritto accompagnato costantemente da una buona dose di sfiga.

-Abitudini e Habitat
 Perché è cosi comune? Un motivo sicuramente è perché il suo areale ( o habitat ) è vastissimo. Questa specie infatti è riuscita, nel corso del tempo, ad adattarsi bene in tutti i mari e gli oceani e in particolar modo nel bacino del Mediterraneo spingendosi fino al mar Nero. Si può pescare a diverse profondità fino a circa 300 metri sotto il livello del mare. Un altro motivo della sua diffusione è perché, come altri pesci, riesce a sopportare notevoli variazioni del tasso di salinità dell’acqua, consentendo di vivere non solo nei mari, ma anche nelle lagune salmastre e nei fiumi (è una specie eurialina). Inoltre è proprio questa resistenza e rusticità che permette a Mugil cephalus di prosperare anche in ambienti portuali dove l’acqua è inquinata. Ma che vantaggi può trarre un pesce nel vivere felicemente in un ambiente inquinato?. Secondo una teoria, la visibilità ridotta nell’acqua opaca del porto dovuto proprio all’ inquinamento rappresenta una forma di protezione per il cefalo, poiché può essere localizzato dai predatori con  minor probabilità e inoltre il fango presente sul fondo è ricco di detriti organici di cui ne va ghiotto (quindi vi consiglio di non mangiarlo, anche in periodo di crisi). Naturalmente abita sia i deserti di sabbia sia i fondali rocciosi con acqua limpida. È un migratore d’eccellenza, infatti specialmente quando è giovane, risale le acque dolci dove si ferma per un certo periodo di tempo, per poi tornare in mare più cresciuto . Anche "gregario" è un aggettivo appropriato, poiché non è difficile imbattersi in grandi branchi composti generalmente da individui di stessa taglia ed età.

-Caratteristiche
Come riusciamo a capire che il cefalo che abbiamo appena pescato è un Mugil cephalus? Un buon modo sarebbe quello di osservare subito la bocca: se il nostro cefalo possiede una bocca con labbro superiore carnoso e ben evidente, allora siamo sicuramente di fronte a questa specie. Attenzione anche agli occhi, se questi sono circondati da una palpebra adiposa avete sicuramente davanti un esemplare di Mugil cefalus. Vi sono diverse teorie sul ruolo di questa palpebra; la più accreditata afferma che serve al pesce ad aumentare la capacità di concentrarsi su oggetti specifici e interpretare meglio i suoi dintorni.  Misurando fino a 70 cm e pesando fino a 8 kg, è questo il Mugilidae mediterraneo di maggiori dimensioni.
                   
-Alimentazione 
La dieta varia in relazione all’ aumento della taglia. Gli avannotti si nutrono di zooplancton, I giovani più grandi si nutrono di invertebrati a stretto contatto col fondale e l’adulto si nutre sia di invertebrati sia di piccole alghe verdi.


-Riproduzione
 Sono gonocorici, cioè a sessi separati. La maturità sessuale avviene a  3 anni, la riproduzione, nei nostri mari, avviene nei mesi compresi tra ottobre e dicembre, ma cambia in base alle aree geografiche. In Dalmazia per esempio è stato osservato che il periodo di riproduzione va da luglio a settembre. Ogni femmina viene seguita da molti maschi che la pressano col muso nell’addome per stimolare l’emissione delle uova; circa 4.000.000 , ma le femmine con mole più grande possono arrivare anche a 5.000.000. Una volta uscite, vengono immediatamente fecondate e poi trasportate dalla corrente.


-Status della specie
 Come avevo detto, M. cephalus è presente in tutti i mari e oceani. Al momento non sono note infatti particolari minacce  alla sua sopravvivenza e inoltre questa specie viene allevata in cattività in molti paesi del Mediterraneo poiché è molto importante nel mercato ittico per le sue carni pregiate. La IUCN (un’istituzione scientifica internazionale che si occupa della conservazione della natura) classifica la specie Mugil Cefalus come specie a rischio minimo d’estinzione.

Liza aurata

Passiamo adesso al cefalo "dorato", conosciuto scientificamente col nome di Liza aurata. Questa specie è anch’essa membra della famiglia Mugilidae molto simile sotto vari aspetti a M. cephalus come riproduzione, abitudini, habitat ed alimentazione; quindi mi soffermerò a descrivere qualche differenza significativa con la specie precedente. Eurialina e gregaria ma questa raramente si pesca sotto i 10 metri di profondità. Hanno dei denti piccoli ben evidenti lungo il margine boccale superiore. Caratteristica fondamentale di L. aurata, che ci aiuterà a riconoscerla, è che ha sull’opercolo (copertura posta a protezione delle branchie, simile a un coperchio) una macchia dorata ben evidente; di solito si osserva anche una macchietta dorata dietro l’occhio. Labbro superiore sottile. Secondo alcune fonti L. aurata non arriva alle dimensioni massime di M. cephalus, infatti la sua lunghezza massima registrata è di circa 45 cm. Questa specie matura sessualmente prima di M. cephalus, infatti  dopo circa un anno e con una lunghezza di 12 cm, sia i maschi che le femmine sono pronti per l’accoppiamento. Anche qui fecondità molto alta ma inferiore rispetto a M. cephalus; le femmine, a seconda delle dimensioni, producono da un minimo di 100.000 a un massimo di 1.500.000 uova. Il periodo è compreso tra la metà del mese di settembre ai primi di novembre. Nel secolo scorso questa specie fu introdotta nel mar Caspio con successo per incrementare la pesca commerciale; questo fu possibile perché anche L. aurata sopporta sbalzi del tasso di salinità. Anche qui la IUCN, per gli stessi motivi di Mugil cephalus, classifica questa specie come a rischio minimo di estinzione.


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