venerdì 28 novembre 2014

L'angolo del biologo: IL CEFALO

Tranquilli, non siamo scomparsi.
Eravamo solo occupati a non fare nulla.
Mi pare doveroso, per i nostri numerosi lettori, giustificare l'assenza di ognuno di noi.

Antonio: non si vede dall'ultimo report sulla pesca all'inglese. Fonti anonime ci raccontano di averlo visto alle pendici dell'Etna, nei pressi di una cascina, mentre raccoglieva e accumulava le carogne dei gatti investiti dai fuoristrada per far proliferare l'amato bigattino, di cui presto creerà un allevamento. La crisi si sente anche per lui...
Vincenzo: era troppo impegnato a pescare i cefali a strappo in foce per dedicarci la sua attenzione. Nel tempo libero si è allenato per l'annuale gara di rutti del paese.
Emanuele: è riuscito a scaricare una copia pirata di Football Manager, vede la luce del giorno solo quando il gatto gli spinge la porta della stanza per pisciargli sul letto.
Giancarlo: è riuscito, dopo tre estenuanti settimane, a togliersi quel pezzo di origano dai denti e quella pallina di lana dall'ombelico.
Andrea: è l'unico che si è dato da fare. L' attenzione con cui si è dedicato all'etologia dei cefali, nonché all'annosa questione della loro classificazione scientifica, lo ha portato a fare delle ricerche in rete sull'argomento. Dopo essersi accorto che Wikipedia è meno affidabile di Robinho sotto porta, ha deciso di porre il problema agli illustri professori di Harvard e Yale, che però non lo hanno degnato di risposta; il "sistema" non vuole che si venga a sapere come cazzo si classificano i cefali. Ma il nostro eroe è più forte di tutto e tutti, e ben sapendo di rischiare la propria vita, ha deciso comunque di portare il sacro fuoco della conoscenza alla vostra attenzione. Eccolo qua.


Questo articolo è dedicato a coloro che fanno della pesca non solo uno sport rilassante e appassionante (per lo meno quando non ci scappano bestemmie per la mancata cattura di qualche preda ), ma anche una scusa per approfondire alcune curiosità interessanti riguardo le specie ittiche del Mediterraneo, che si possono insidiare con le varie tecniche di pesca trattate in questo blog. Dato che Giancarlo ed Antonio hanno dedicato buona parte del loro tempo parlandoci delle esperienze sulla cattura dei cefali e nel bruciare vestiti dopo aver amalgamato sarda per ore, colgo l’occasione per descrivere qualche aspetto biologico su questi animali. Naturalmente non parlerò di tutte le specie di cefali che popolano i nostri mari, anche perché non ne usciamo più, ma mi soffermerò soltanto a descrivere le due specie più diffuse nel Mediterraneo e alcune tra le più importanti caratteristiche: Mugil cephalus o “muletto” e Liza aurata, conosciuta dai pescatori anche come “cefalo dorato o pinne gialle”.
È giusto anticipare che col nome Cefalo comunemente si intende un insieme di specie appartenenti alla famiglia Mugilidae. La zoologia le classifica e le nomina prendendo in considerazione differenze morfologiche e biochimiche (come la forma e il numero di cromosomi) tra le specie di cefali che popolano i mari e gli oceani. 

Mugil cephalus

 Mugil cephalus è il nome scientifico appioppato a quello che si può definire come il “cefalo” o “muggine” vero e proprio, quello  più comune nei nostri mari e di cui fa parte, come variante, anche il famoso cefalo che vive in acque meno limpide e pulite, presenti specialmente nei porti. Qualsiasi uomo, donna o bambino che abbia almeno una volta imbracciato una canna da pesca e buttato a mollo un amo attaccato a questa con una lenza l’ha sempre catturato, tranne naturalmente il sottoscritto accompagnato costantemente da una buona dose di sfiga.

-Abitudini e Habitat
 Perché è cosi comune? Un motivo sicuramente è perché il suo areale ( o habitat ) è vastissimo. Questa specie infatti è riuscita, nel corso del tempo, ad adattarsi bene in tutti i mari e gli oceani e in particolar modo nel bacino del Mediterraneo spingendosi fino al mar Nero. Si può pescare a diverse profondità fino a circa 300 metri sotto il livello del mare. Un altro motivo della sua diffusione è perché, come altri pesci, riesce a sopportare notevoli variazioni del tasso di salinità dell’acqua, consentendo di vivere non solo nei mari, ma anche nelle lagune salmastre e nei fiumi (è una specie eurialina). Inoltre è proprio questa resistenza e rusticità che permette a Mugil cephalus di prosperare anche in ambienti portuali dove l’acqua è inquinata. Ma che vantaggi può trarre un pesce nel vivere felicemente in un ambiente inquinato?. Secondo una teoria, la visibilità ridotta nell’acqua opaca del porto dovuto proprio all’ inquinamento rappresenta una forma di protezione per il cefalo, poiché può essere localizzato dai predatori con  minor probabilità e inoltre il fango presente sul fondo è ricco di detriti organici di cui ne va ghiotto (quindi vi consiglio di non mangiarlo, anche in periodo di crisi). Naturalmente abita sia i deserti di sabbia sia i fondali rocciosi con acqua limpida. È un migratore d’eccellenza, infatti specialmente quando è giovane, risale le acque dolci dove si ferma per un certo periodo di tempo, per poi tornare in mare più cresciuto . Anche "gregario" è un aggettivo appropriato, poiché non è difficile imbattersi in grandi branchi composti generalmente da individui di stessa taglia ed età.

-Caratteristiche
Come riusciamo a capire che il cefalo che abbiamo appena pescato è un Mugil cephalus? Un buon modo sarebbe quello di osservare subito la bocca: se il nostro cefalo possiede una bocca con labbro superiore carnoso e ben evidente, allora siamo sicuramente di fronte a questa specie. Attenzione anche agli occhi, se questi sono circondati da una palpebra adiposa avete sicuramente davanti un esemplare di Mugil cefalus. Vi sono diverse teorie sul ruolo di questa palpebra; la più accreditata afferma che serve al pesce ad aumentare la capacità di concentrarsi su oggetti specifici e interpretare meglio i suoi dintorni.  Misurando fino a 70 cm e pesando fino a 8 kg, è questo il Mugilidae mediterraneo di maggiori dimensioni.
                   
-Alimentazione 
La dieta varia in relazione all’ aumento della taglia. Gli avannotti si nutrono di zooplancton, I giovani più grandi si nutrono di invertebrati a stretto contatto col fondale e l’adulto si nutre sia di invertebrati sia di piccole alghe verdi.


-Riproduzione
 Sono gonocorici, cioè a sessi separati. La maturità sessuale avviene a  3 anni, la riproduzione, nei nostri mari, avviene nei mesi compresi tra ottobre e dicembre, ma cambia in base alle aree geografiche. In Dalmazia per esempio è stato osservato che il periodo di riproduzione va da luglio a settembre. Ogni femmina viene seguita da molti maschi che la pressano col muso nell’addome per stimolare l’emissione delle uova; circa 4.000.000 , ma le femmine con mole più grande possono arrivare anche a 5.000.000. Una volta uscite, vengono immediatamente fecondate e poi trasportate dalla corrente.


-Status della specie
 Come avevo detto, M. cephalus è presente in tutti i mari e oceani. Al momento non sono note infatti particolari minacce  alla sua sopravvivenza e inoltre questa specie viene allevata in cattività in molti paesi del Mediterraneo poiché è molto importante nel mercato ittico per le sue carni pregiate. La IUCN (un’istituzione scientifica internazionale che si occupa della conservazione della natura) classifica la specie Mugil Cefalus come specie a rischio minimo d’estinzione.

Liza aurata

Passiamo adesso al cefalo "dorato", conosciuto scientificamente col nome di Liza aurata. Questa specie è anch’essa membra della famiglia Mugilidae molto simile sotto vari aspetti a M. cephalus come riproduzione, abitudini, habitat ed alimentazione; quindi mi soffermerò a descrivere qualche differenza significativa con la specie precedente. Eurialina e gregaria ma questa raramente si pesca sotto i 10 metri di profondità. Hanno dei denti piccoli ben evidenti lungo il margine boccale superiore. Caratteristica fondamentale di L. aurata, che ci aiuterà a riconoscerla, è che ha sull’opercolo (copertura posta a protezione delle branchie, simile a un coperchio) una macchia dorata ben evidente; di solito si osserva anche una macchietta dorata dietro l’occhio. Labbro superiore sottile. Secondo alcune fonti L. aurata non arriva alle dimensioni massime di M. cephalus, infatti la sua lunghezza massima registrata è di circa 45 cm. Questa specie matura sessualmente prima di M. cephalus, infatti  dopo circa un anno e con una lunghezza di 12 cm, sia i maschi che le femmine sono pronti per l’accoppiamento. Anche qui fecondità molto alta ma inferiore rispetto a M. cephalus; le femmine, a seconda delle dimensioni, producono da un minimo di 100.000 a un massimo di 1.500.000 uova. Il periodo è compreso tra la metà del mese di settembre ai primi di novembre. Nel secolo scorso questa specie fu introdotta nel mar Caspio con successo per incrementare la pesca commerciale; questo fu possibile perché anche L. aurata sopporta sbalzi del tasso di salinità. Anche qui la IUCN, per gli stessi motivi di Mugil cephalus, classifica questa specie come a rischio minimo di estinzione.


mercoledì 12 novembre 2014

La pesca all'inglese (dal Vangelo secondo Antonio)

Premessa doverosa: questo articolo è scritto dal nostro collaboratore Antonio Scuderi, il quale ha deciso di restare a vivere nelle grotte del Mesozoico e non si è ancora dotato di un PC decente, quindi lo pubblico a nome suo... d'altronde vista la quantità di nozioni tecniche difficilmente sarei potuto essere io l'autore. Buona lettura, vi avverto che è un post quasi serio.


Se provassi a dare una risposta alla domanda: esiste una sola tecnica di pesca capace di far catturare qualsiasi pesce? La risposta non potrebbe che essere negativa...
Lo spinning, di cui si occupa prevalentemente questo blog, è solo una delle innumerevoli tecniche di pesca dalla riva; oltre ad essa, bellissima ma generalmente avida di catture, ne esistono moltissime altre tra cui la pesca all'inglese, di cui ora vi parlerò.
La pesca all'inglese è una tecnica che viene praticata dalle scogliere ,dai moli dei porti e dalle spiagge, con i dovuti adattamenti.
Partiamo senza perderci in chiacchiere descrivendo l'attrezzatura necessaria:
-CANNA: deve essere alta almeno quattro metri e venti sino ad una altezza massima di sei metri(CONSIGLIO: io preferisco le quattro metri e cinquanta) con un range che sia 10 - 35 grammi.
-MULINELLO: la dimensione della bobina può variare da una taglia minima del 1000 fino a un massimo del 4000.
-FILI: distinguiamo  la lenza  madre che andrà imbobinata nel mulinello e  il cui diametro deve variare in ragione della scelta del mulinello e dalla scelta dello spot di pesca:ad esempio, un mulinello taglia 1000 andrà imbobinato con un filo di diametro dello 0,14-0,16, mentre un mulinello del 4000 potrà essere  imbobinato con un filo dello 0,20 -0,24. Vanno presi in considerazione anche i fluorocarbon, che serviranno per fare i terminali poiché la loro invisibilità in acqua potrà essere un arma in più per pesci diffidenti e quando l'acqua si presenta troppo limpida e pulita.
-GALLEGGIANTI la scelta del galleggiante andrà fatta in base allo spot di pesca. Esistono principalmente due tipi di galleggianti:
Il primo è quello a penna, con una dicitura numerica indicante i grammi del galleggiante stesso (esempio: la dicitura "2+1" indica che il peso del galleggiante, di 2 grammi, andrà equilibrato con un grammo di piombo posizionato sul finale in fluorocarbon).
Galleggiante a penna

Il secondo è quello piombato, si tratta di un galleggiante  il cui corretto utilizzo vedremo fra poco, quando parleremo delle montature.

Galleggiante piombato o a penna di pavone
-MINUTERIE le minuterie di cui parliamo sono i pallini di piombo, slamatori, girelle, girelle scorrevoli, perline in plastica, ami(CONSIGLIO io preferisco gli ami a becco d'aquila del 16 o 18)
Pallini di piombo, da stringere con denti o pinze sul terminale

Amo a becco d'aquila


Micro-girelle scorrevoli

Piombi scorrevoli



-LE PREDE le prede che tenteremo di insidiare saranno:saraghi, orate, cefali, ope di fondale, pesci di scoglio e dulcis in fundo:THE QUEEN...la spigola    

-ESCHE la migliore esca in assoluto è il bigattino ma in alcune condizioni e per alcuni pesci andrà bene anche il coreano.

.










-PASTURE le pasture sono dei prodotti farinacei che potrete acquistare sia in negozio o preparare a casa rischiando - come è accaduto a noi - di essere buttati fuori di casa da madri e mogli per il fetore che produrranno. Le pasture caserecce si fanno con formaggi dall'odore acre e forte (pecorino, ricotta... meglio se ammuffiti) con aggiunta di mollica, sarda macinata, aglio e chi più ne ha più ne metta...                          

                                                 

Gli ingredienti sono personali ma anche voi col tempo imparerete a preparare pasture perfette.
(CONSIGLIO giunti nel luogo di pesca effettuate una pasturazione continua con intervalli regolari di cinque minuti con pastura e bigattino).

Passiamo alla preparazione del sistema di pesca.

NODO DI FERMO E' un nodo indispensabile per ogni occasione in cui si decida di applicare una montatura all'inglese: posizionate parallelamente la lenza madre e un pezzo di filo preferibilmente di cotone, dopodiché realizzate un'asola con lo stesso filo di cotone e passate l'altra estremità del filo di cotone a formare delle spire all'interno dei due fili, cotone e lenza; serrare dopo aver prima bagnato con saliva i due fili e il gioco è fatto! Per maggiori dettagli guardate il disegno:


MONTATURE 1)Montatura per le spiagge: l'occorrente è composto da girella scorrevole, girella, pallini piombati e amo.
Bisogna sondare il fondale per capire la profondità dopodiché si rende necessario eseguire il nodo di fermo e procedere come in foto.

 Esempio: se sappiamo che il fondale dove si intende pescare è di due metri e mezzo bisognerà fare il nodo di fermo nella lenza madre a un metro, in quanto poi si deve considerare un metro e mezzo di finale in fluorocarbon.

2) Montatura per i moli dei porti e scogliere: questo tipo di montatura necessita di qualche spiegazione in più perché apparentemente più difficile:Per prima cosa bisogna sondare il fondale per conoscere la profondità.Questo passaggio è fondamentale per capire a che altezza fare il nodo di fermo, dopodiché si procede con la montatura come in foto.

 Vi sono galleggianti piombati di diversa grammatura e in base al galleggiante andremo poi a zavorrare con piombo scorrevole il pasturatore. La differenza di peso tra galleggiante e piombo nel pasturatore dovrà essere dieci grammi. Ad esempio, se il galleggiante è di 15 grammi, dentro il pasturatore andremo a mettere 10 grammi di piombo scorrevole (vedere immagine sopra). CONSIGLIO: il pezzo della montatura che in foto vedete da (A) a (A1) realizzatelo con un filo almeno 10cm più lungo del galleggiante, che sia di un diametro dello 0,30 dato che a causa del piombo la lenza subirà piu stress.

Finisce qua la spiegazione delle regole basilari di questo affascinante tipo di pesca, estremamente tecnica e per questo soggetta ad un alto numero di varianti; con i primi report ufficiali giungeranno anche delle nozioni più particolareggiate.
Attenzione, ricordate che non basta conoscere a memoria la teoria, i pesci non vi salteranno direttamente nel guadino solo perché siete dei secchioni, ma occorrono anni e anni di esperienza e quel fattore C che ogni tanto non guasta ma che bisogna sapersi cercare.

Ragazzi, questo è tutto. Spero che la spiegazione vi sia piaciuta, per qualsiasi dubbio scriveteci nei commenti e soprattutto continuate a seguire #SENS! In culo alla balena a tutti!!!

martedì 11 novembre 2014

Il cefalo qualità "pinne gialle"

La classica pescata notturna estiva, in spiaggia, a *ope, con canne dal dubbio puntale e mulinelli arrugginiti.
Non sono pesci molto schizzinosi, con l'attrezzatura. Per nostra fortuna, s'intende, in quanto ne facevamo secchiate; pezzo di coreano in cancrena da tre ore, paratura a 3 ami e piombo da 40. Senza fronzoli, insomma. Una canna a testa e la beata giovinezza che ci faceva restare svegli sino all'alba.

Sino all'alba, appunto; una mattina ci attardiamo sullo spot e, mentre chiudiamo tutto, vediamo un signore venire a darci il cambio. Piazza quattro picchetti l'uno a un metro dall'altro, apre le canne e monta una strana paratura, per noi insospettabile all'epoca: piombo scorrevole e terminale con corona di ami, sono, a occhio, tra i 7 e i 9. Ancor maggiore è però lo stupore nel vedere che l'esca non è il classico anellide, né la sarda o roba del genere, bensì una specie di campanellina gommosa, o tale è la forma che distinguiamo da lontano. Dopo la messa in pesca delle canne, sicuri di avere a che fare con un demente completo, decidiamo nella nostra immane generosità di concedere al tizio 15 minuti per vedere cosa riesce a combinare. A un certo punto, vediamo la canna piegarsi decisamente verso il basso; una, due, tre volte. Il nostro amico inizia a recuperare ed esce fuori dall'acqua un pesce che a noi all'epoca sembrò enorme, ma che verosimilmente non superava i 3 etti. Il cefalo, anzi, il cefalo pinna gialla.
Immagine presa da Internet a scopo dimostrativo: notare le macchie giallastre accanto all'occhio.

Perché è importante questa precisazione? Semplice: il pinna gialla viene considerato dai pescatori sportivi quasi una specie a sé rispetto al cosiddetto muggine, o muletto, che scorrazza lungo i frangionda dei porti o le scogliere artificiali, in quanto ritenuto selvaggio, cioè migratorio e non stazionario, fattore che lo rende appetibile non solo sportivamente - è un pesce che raggiunge grosse dimensioni e si mostra molto combattivo - ma anche e soprattutto a livello culinario, in quanto le carni bianche, morbide e delicate (anche se più grasse rispetto a quelle di altre prede) sono molto apprezzate. Il cefalo di scogliera o non-pinna-gialla no, staziona dove l'acqua è sporca e pascola respirando kerosene, meglio ributtarlo in mare o usarlo come esca per tranci o teleferica (Il cefalo è come il porco: non si butta niente). 
Francamente, non ho alcuna controprova scientifica di quanto detto (in tal senso, integrerò quanto prima il post con le annotazioni di zio Andrea). Magari sono tutte stronzate colossali, forse il pinna gialla mi causerà una morte precoce, non lo nego ma finora, in tal senso, l'esperienza dei miei colleghi più anziani è sempre stata confermata dai risultati in cucina (chiedete ad Emanuele di quel cefaletto pescato all'imbocco di un porticciolo che cambiava colore tipo aurora boreale dopo esser morto).

Ma torniamo a noi; l'esperienza di quanto visto in spiaggia ci segna profondamente e così, dopo aver chiesto delucidazioni al demente, nel frattempo diventato guru, veniamo a sapere che la campanellina morbida attaccata agli ami è una cosa chiamata pastura, ma non riusciamo a farci dire di più.
Tentiamo quindi a informarci da noi su internet.
Non l'avessimo mai fatto.
Esistono sui forum migliaia di pozioni magiche.
Proprio come quando navighi sui siti porno, e ti spuntano di lato quelle pubblicità ingannevoli che promettono di allungarti il grongo. 
Noi, purtroppo ci siamo cascati. Abbiamo provato di tutto; dalla cipolla di Giarratana mischiata col Parmareggio ed il tutto imbevuto in un bicchiere di Dom Pérignon, sino all'apoteosi dello schifo: la sarda macinata.
Vi scongiuro; non fatelo.
L'unico risultato che otterrete sarà quello di bruciare i vestiti contaminati dal fetore e, in casi estremi, radervi a zero.
Il problema, in generale, della pastura per cefali è che quando si deve indurire per metterla sull'amo, non si sa mai se la consistenza è quella giusta: la fai troppo morbida e ti si rompe mentre lanci, la fai troppo solida e il pesce non mangia, perché il suo apparato boccale non lo permette (non avendo denti, il cefalo risucchia lentamente l'esca). Altro fattore da considerare è la corrente sul fondo e la presenza di minutaglia in zona; già le cefalare sono considerate illegali**, se poi vogliamo evitare ospiti indesiderati è sempre meglio pescare con ami o ancorette di grossa taglia, direi almeno del 3-4. Insomma, la calibratura della "palla di formaggio" è estremamente soggettiva, vi renderete da soli della giusta consistenza del bocconcino.
Un'ottima pastura, che ha risolto i nostri problemi per 3 euri al kilo, comprata già bella e pronta e bisognosa solo di mescolatura con acqua, è la seguente: 

Il nome non è proprio quello, ma pubblicità aggratis non ne facciamo. "Ki ti paka?" docet.

Dopo i classici e immancabili cappotti, ecco arrivare le prime soddisfazioni:



Versione piscatoria del c.d. "bimbominkia"

Ma non potevamo certo fermarci qua: passata la stagione calda, ecco avvicinare a riva quelli un po' più grossi, roba che mai ci saremmo sognati di pescare...




Con essi, si fa largo la necessità di adeguare l'attrezzatura: mulinelli di taglia superiore, canne più robuste e soprattutto secchi più grossi...


Qualche sporadica cattura ci coglie di sorpresa anche in notturna.


Tornando per un attimo al lato culinario, vi sconsiglio di infornare il cefalo su un vassoio di plastica, a meno che non vogliare creare una formina / stampino apposito:

Concludo questo post con la spiegazione delle postille:
*ope = nomignolo siciliano per "boghe"
**le cefalare /mazzette/ parature per cefali a più ami, a quanto pare, sarebbero illegali. Uso il condizionale perché ho scoperto questa cosa curiosando qua e là ma non ho trovato nulla di ufficiale; il limite massimo di ami per paratura, nella pesca da riva, sarebbe di tre. Nessuno tra noi intende farsi bello pubblicamente quindi non sosterremo la balla del Io non l'ho mai fatto, non fatelo nemmeno voi.
Non dirò neanche che il vero problema della pesca sono i professionisti e la mancanza di controlli, perché sarei veramente scontato. Come scritto in precedenza l'unica accortezza, eticamente parlando, che mi sento di suggerirvi è quella di non usare ami di dimensioni infime, il cefalo di 2-3 etti mangerà tranquillamente anche su quelli del 4, se ne prendete di più piccoli rilasciateli, se pescate dalla riva o peggio ancora dalla scogliera con 9 ami del 14 e trattenete tutto allora sì che siete dei pezzi di merda.

giovedì 6 novembre 2014

The Crew

La sfolgorante ciurma che troverete su questo blog è composta dai seguenti elementi:

Antonio, entrato nel mondo dello spinning dopo essersi dilettato per anni con la pesca all'inglese e inglesona. Non gli pareva vero che potesse prendere un pesce senza buttare a mare 30 chili di bigattino, figurarsi con delle esche in plastica o legno di balsa. Al primo mini-barracuda ha cambiato idea.


Vincenzo, appassionato di surf casting. Il suo piatto forte sono le mormore con il bibi.Innescato dall'amo, non so come faccia. Inizia a praticare spinning quando gli prestiamo una pseudo-canna e gli spieghiamo che deve lanciare e recuperare quel minnow arrugginito. In un'ora esce barracuda e riccioletta. Ha del talento.

Emanuele, l'artista dell'equipaggio. Non importa se una canna è due metri e dieci e può lanciare sino a 30 grammi, lui la monterà con il piombo a piramide da 75 e long arm con coreano, e la lancerà su fondale roccioso. E pescherà qualcosa. Le indicazioni su canne e mulinelli, le stesse tecniche di pesca sono dei meri schemi mentali che devono essere superati. E' dotato, per usare un eufemismo, di una buona stella; se cercate qualcuno capace di prendere palamite in top water e barracuda con il siliconato, lo avete trovato.


Giancarlo, colui che vi sta scrivendo. La mia specialità è sporcarmi le mani. No, non mi occupo di smaltimento cadaveri, molto peggio: preparo la pastura per i cefali. E se ne prendo uno sotto il kilogrammo non esito a invocare i santi. Lo spinning è per me croce e delizia; l'ultima volta che è uscito "croce" ho spaccato una canna sugli scogli.

                         
Andrea, il biologo del gruppo. Le sue nozioni su periodo di riproduzione, cambio di sesso ed entità delle covate dei pinnuti potrebbero fuorviare, ma non è un pervertito. E ha un concetto approssimativo di taglia minima del pescato. D'altronde, il suo motto è "Non faccio prigionieri"; ci sarà pure un motivo. Quando non fa incetta di ruffiani* o mazzoni*, è lo sciòr-giggher del gruppo. Non fatevi ingannare dal suo fascino alla Scamarcio, è un essere spietato con una canna in mano. Ogni tanto anche con quelle da pesca.

 Bando alle ciance, abbiamo calato gli ormeggi: siamo pronti a salpare!

*ruffiani = re di triglie
*mazzoni = ghiozzi



"Vada a bordo, CAZZO!"



E' certamente un invito più marcio ma schietto (anzi, "schettino") dei classici e pallosi "benvenuti raga", "ciao a tutti", "salve belli e brutti" etc.
Qual è lo scopo di questo blog? Come nasce questa idea? Semplice: CAZZEGGIO. Totale, senza pensieri, senza secondi fini, assoluto cazzeggio. Non abbiamo intenzione di spiegarvi come si pesca (anche perchè non sappiamo distinguere una sessione di big game da una di light rock fishing). Siamo un gruppo di amici che ha scoperto solo di recente, da qualche anno, la passione per la pesca - in (quasi) tutte le sue varianti da terra - che vuole far divertire con le proprie esperienze  i lettori e gli amici.

Adesso che gli sciacalli del settore si sono volatilizzati come quei testimoni di Geova che ogni tanto mi citofonano, ed ho l'attenzione esclusiva di voi che perdete l'artificiale o rompete la canna ad ogni lancio, posso elencare quei punti cardine che compongono il manifesto minimalista del blog:


1)non abbiamo alcun rapporto commerciale (se non quello costituito dall'uscire sghei in continuazione) con aziende del settore, quindi se doveste  trovare saltuariamente dei nomi di prodotti o marchi - in foto, video o articoli - sappiate che non abbiamo alcun interesse o preferenza verso l'uno o l'altro artificiale, l'uno o l'altro mulinello etc.; non ci credete? Fanculo, di certo non rendicontiamo pubblicamente le nostre entrate come i deputati M5S (anche perché uno stipendio non lo abbiamo visto manco col binocolo finora).


2)non prendeteci troppo sul serio, troverete scritte probabilmente un sacco di stronzate poiché il linguaggio tecnico - e la tecnica stessa - non sono il nostro forte, ma setacciate e centellinate la "robaccia", e troverete qualcosa di utile; vi promettiamo che non vi racconteremo mai balle per renderci più "cool", "original" e latinismi simili, questo blog ripudia questo tipo di atteggiamento e rimanda ad altra sede chi si illude in tal senso... nel bene o nel male saremo sempre noi stessi. Prendete piuttosto quello che troverete scritto qua come un diario di bordo - nella speranza che la nave non faccia la fine di quella che trovate in foto ad inizio articolo. Magari troverete qualche spunto interessante, magari no; d'altronde, "ammèchecazzomenefregammè".


3)infine, una volta capiti i due punti precedenti, considereremo un successo il fatto stesso che vogliate condividere con noi gioie e dolori, catture e slamate, preghiere e bestemmie mentre combattete con un branco di donzelle inferocite.


Non riteniamo scontato voler trascorrere del tempo, assieme o da soli, all'aria aperta, spendendo soldi ed energie, partendo da casa due ore prima dell'alba e/o rincasando due ore dopo il tramonto, esposti a pioggia, salsedine, mare in tempesta, scogli affioranti e spiagge affondanti, sfidando i reumatismi, esponendo la macchina incustodita a farabutti, vandali o, se siete sfortunati, ausiliari del traffico... ed il tutto per sentire quella frizione cantare o quel cimino piegarsi. Il pesce potete anche non vederlo arrivare a galla, ma dentro di voi risuona quella vocina che dice "avevo ragione"... la moglie, la fidanzata, gli amici o i colleghi vi diranno che siete malati; ebbene, essere considerati malati in un mondo come questo - che ha l'ardire di considerarsi "sano" - non deve essere poi tutta questa sfiga. L'importante è essere felici e provarci sempre: perché il "Vada a bordo, cazzo!" è una filosofia di vita.